Viaggiare in modo responsabile: in Zambia per una proposta alternativa

Solamente negli ultimi anni lo Zambia si è affacciato sul mercato turistico internazionale grazie soprattutto alle sue incredibili attrattive naturali: le cascate Vittoria e il fiume Zambesi.
Lo Zambia, vasto paese situato nel cuore dell’Africa australe, ha diversi parchi nazionali e strutture di accoglienza di buon livello, anche se meno numerose rispetto ad altri paesi del continente africano.
I parchi e le altre mete di richiamo paesaggistico offrono importanti introiti di valuta estera al paese garantendo diversi posti di lavoro, aspetto non trascurabile da queste parti.

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Le Cascate Vittoria segnano il confine tra lo Zambia e lo Zimbabwe. Gli indigeni le chiamano Mosi-oa-Tunya, "il fumo che tuona".

In diversi casi è previsto che il denaro proveniente dal turismo sia distribuito alle comunità locali, che a loro volta contribuiscono alla salvaguardia dell’ambiente e della fauna. Proprio perché l’attività turistica offre notevoli prospettive di ampliamento è importante evitare che si riproducano anche in Zambia gli effetti più negativi sull’ambiente comuni a molti paesi del Sud del mondo, come la concentrazione di turisti in spazi naturali di grande fragilità o l’eccessiva costruzione di campeggi e Lodge.

Si sono quindi sviluppate in diverse parti del Paese soluzioni alternative al classico turismo “neocolonialista” che mirano a far viaggiare in modo responsabile, a sostenere l’economia locale e a contribuire alla protezione dell’ambiente secondo le indicazioni del turismo sostenibile; in generale l’obiettivo è far rimanere il denaro speso per il viaggio all’interno del Paese, coinvolgendo anche le fasce di popolazione economicamente più disagiate.

Un soggiorno al Kawaza Village

Il villaggio Kawaza, situato all’interno del South Luangwa National Park e abitato dal popolo dei Kunda, è da tempo coinvolto in una proposta di turismo consapevole. Una meta adatta a chi ama viaggiare in modo responsabile.

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L'etnia Kunda è un gruppo etnico che vive tra Zambia, Zimbabwe e Mozambico e conta circa 190 mila individui (foto Flickr by Lise@).

Tutta la comunità del villaggio partecipa all’accoglienza dei visitatori che, da aprile a novembre (gli altri mesi rientrano nella stagione delle piogge), possono soggiornare qualche giorno a stretto contatto con la vita rurale:

  • i viaggiatori dormono nelle abitazioni tradizionali, semplici capanne di fango dotate di zanzariere;
  • il cibo servito ai pasti è cucinato dalle donne del villaggio utilizzando prodotti locali;
  • gli ospiti partecipano alle attività quotidiane e vengono invitati a conoscere ogni aspetto della vita locale: la scuola, le strutture sanitarie, il bosco degli alberi che forniscono medicinali naturali, le feste, il contatto con la spiritualità Kunda, le cerimonie, il guaritore, l’uomo della pioggia, eccetera.
Per ricambiare l’accoglienza i visitatori devono attenersi a semplici regole sociali, come per esempio chiedere il permesso per fotografare gli abitanti ed evitare di dare denaro o regali, per non incentivare l’accattonaggio (eventuali donazioni vanno fatte all’amministrazione della comunità, che le devolve alla scuola, all’ambulatorio o ad altri servizi).
I viaggiatori sono anche invitati a descrivere i propri paesi di provenienza, le case, le abitudini, la cultura. Uno degli obiettivi del progetto del Kawaza Village è proprio quello di mettere in contatto i bambini e gli adolescenti con mondi diversi come importante strumento di accrescimento culturale.

Con questo articolo dedicato al viaggiare in modo responsabile chiudiamo il 2020 del Blog. Ci risentiremo dopo l’Epifania con il primo articolo del 2021 (uscita prevista 11 gennaio) per approfondire le caratteristiche del viaggio in cargo, una forma di turismo alternativo in cui il viaggio diventa il vero fine della vacanza!

E anche questo faticoso 2020, forse, possiamo lasciarcelo alle spalle. Stay tuned!

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