L’offerta di un turismo sostenibile e responsabile può assumere le forme più varie. Il diritto di ogni comunità locale a essere protagonista nello sviluppo turistico e socio-economico del proprio territorio è alla base del turismo integrato, avviato ormai da qualche decennio in diversi paesi del Sud del mondo.
Il turismo integrato
Fu negli anni Settanta, in Senegal, dove per la prima volta si sperimentò un turismo gestito dal basso, al di fuori di soliti circuiti (oggi le proposte sono sempre più numerose e diffuse in molti paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina): forme, dimensioni e modalità di accoglienza variano da luogo a luogo ma alcuni elementi si ritrovano in tutte le esperienze.
In genere gli edifici che ospitano visitatori sono abitazioni tradizionali, costruite con materiali tipici e arredate semplicemente, secondo i parametri del luogo. In modo analogo, il cibo offerto è legato alla cucina locale e ai prodotti del territorio. Feste ed eventi collettivi sono rigorosamente autentici e non costruiti ad arte per i turisti. L’attività turistica crea posti di lavoro, per i quali sono garantiti salari equi e i guadagni vengono di solito investiti in opere pubbliche e servizi utili a tutto il villaggio come scuole, ambulatori, pozzi dell’acqua ecc.
Questa forma di turismo pone anche una particolare attenzione alla tutela ambientale: ambiente e territorio vengono considerati risorse della collettività da lasciare in eredità alle generazioni future.
Accoglienza sostenibile 1: i Bed and Breakfast
Alcune strutture rispondono più di altre ai principi del turismo sostenibile e responsabile, poiché l’accoglienza dei turisti non presuppone nuovi edificazioni o creazioni di spazi estranei al tessuto sociale tipico del territorio. Tra queste troviamo i Bed and Breakfast e varie forme di ospitalità nelle zone rurali.
La struttura di accoglienza del Bed and breakfast ha una lunga storia. Un letto e una colazione era infatti ciò che trovavano anche gli antichi viandanti sostando nelle abitazioni familiari lungo il loro percorso. La definizione e una prima regolamentazione ebbero origine in Gran Bretagna e in Irlanda dopo la seconda guerra mondiale; la carenza di mezzi di trasporto e di vie di collegamento, insieme alle ristrettezze economiche dei viaggiatori, stimolarono le popolazioni locali a offrire ospitalità nei loro casolari e nelle case private. Oltre all’economicità, tra le caratteristiche vi sono l’atmosfera calda e familiare che accoglie l’ospite e la possibilità di ottenere informazioni turistiche non stereotipate ma fornite attraverso una reale conoscenza dei luoghi.
Utilizzando strutture edilizie già esistenti, i Bed and Breakfast riducono il fabbisogno di nuove costruzioni per uso turistico e quindi non concorrono ad accrescere il consumo di territorio.
Queste strutture permettono inoltre di valorizzare aree geografiche che, pur rilevanti sotto il profilo naturale, etnico e culturale, sono ancora marginali e dove strutture alberghiere tradizionali difficilmente sopravvivrebbero. Infine, funzionano anche da freno per lo spopolamento di zone a rischio, come le aree montuose e l’entroterra marino.
Accoglienza sostenibile 2: l'agriturismo e la vacanza in campagna
Anche la storia dell’agriturismo risale a epoche lontane. All’inizio dell’industrializzazione e con la diffusione dell’auto, diventarono numerosi i cittadini che desideravano tornare alle campagne nei periodi di vacanza. Dopo la seconda guerra mondiale, in Francia e nei paesi anglosassoni, questa pratica di trascorrere il tempo libero con le famiglie di contadini divenne sempre più diffusa.
Oggi l’agriturismo presenta strutture di accoglienza molto varie, sia per dimensioni e sia per offerta di servizi. Il livello di sostenibilità dell’azienda agrituristica è ovviamente molto elevato e il soggiorno in agriturismo costituisce anche un’interessante opportunità educativa; bambini che vivono in città a contatto soltanto con una “vita artificiale” possono conoscere direttamente piante, animali oltre all’origine e alla lavorazione dei cibi che consumano.
Il concetto di agriturismo come modello di accoglienza sostenibile è portato a un livello superiore nella rete WWOOF (World-Wide Opportunities on Organic Farms), organizzazione no-profit che mette in contatto le aziende dove si pratica la bio-agricoltura con viaggiatori che desiderano offrire il proprio lavoro in cambio di vitto e alloggio.
L’associazione nacque in Inghilterra nel 1971 dall’idea di una signora che, trasferitasi a Londra, sentiva la mancanza della vita di campagna; pensò allora di mettere in contatto, con un annuncio su un giornale, le fattorie biologiche che avevano bisogno (come lei) di manodopera e le persone che volevano vivere l’esperienza del lavoro agricolo durante i weekend e i periodi di vacanza.
Accoglienza sostenibile 3: l'Albergo diffuso
Il termine Albergo Diffuso ebbe origine nel 1982 in Carnia (territorio settentrionale della provincia di Udine) a seguito del recupero a fini turistici di case e vecchi borghi, e venne formalizzato con una normativa specifica nel 1998, in Sardegna.
Questa particolare struttura d’accoglienza utilizza come alloggi gli edifici di un paese o di un centro storico offrendo tutti i classici servizi alberghieri che sono situati solitamente in una struttura centrale. Si tratta di un modello di sviluppo turistico che riduce l’impatto ambientale poiché non presuppone nuove costruzioni ma il recupero delle esistenti.
Non si tratta della mera ristrutturazione a fini turistici di un borgo abbandonato poiché l’Albergo Diffuso presuppone l’esistenza di una comunità residente che da coinvolgere nelle iniziative turistiche producendo alimenti e artigianato locale. In Italia, per la valorizzazione di questo modello di accoglienza sostenibile, è presente l’Associazione Nazionale Alberghi Diffusi.
Per l’ultimo articolo in uscita in questo 2020, lunedì 28 dicembre, faremo un salto in Africa australe, nello Zambia, per conoscere una realtà rurale coinvolta in un progetto di turismo consapevole.
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